SMH

smh

Ogni tanto un racconto.

Questo si intitola SMH e qui sotto riporto l’incipit. Potete leggere tutto il racconto su flaneri, che ringrazio calorosamente.

SMH

Siamo stati noi. Ci siamo presentati e gli abbiamo detto che dovevano andarsene. Siamo stati noi perché la nostra fame cannibale è più forte del loro desiderio di sopravvivenza. Siamo arrivati in moto: pochi chilometri di strada veloce e poi nei vicoli di polvere. Abbiamo parcheggiato nel garage di Alvaro e proseguito a piedi.
Erano molti anni che non attraversavamo la barriera di cemento per passare dal visibile all’invisibile. Ormai i profumi e i colori di quei luoghi erano coperti da una patina opaca che avvolgeva i ricordi della nostra infanzia.
Anche noi siamo nati con un dato anagrafico incerto, ma appena nostro padre ci ha trasferito nelle case bianche di cinquantasei metri quadri, subito siamo stati iscritti ai libri della società. Dei pochi anni vissuti nell’invisibile rimanevano alcune istantanee consumate: immagini di cucinotti separati da tende fiorate, grovigli di cavi elettrici sopra le nostre teste e sciami di bambini che corrono nei vicoli calciando un pallone.

Continua qui.

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